Biologico, filiera corta, equo e solidale. Per alcuni vegetariano o vegano. Sono questi alcuni dei cardini della nuova cultura alimentare che la sinistra ha fatto propria negli ultimi decenni.
Ma siamo sicuri che sia così condivisa a tutti gli strati sociali, e non invece appannagio di una “elite” che ha la possibilità di accedere alle informazioni e soprattutto la disponibilità finanziaria per gli acquisti? È scontato che Eataly sia il tempio della gastronomia di sinistra, Expo la finestra sul mondo e solo SlowFood il riferimento culturale?
Per chi fatica ad arrivare a fine mese, per chi è precario o senza lavoro, queste sono filosofie e pensieri lontani anni luce dalla quotidianità.
Cosa rimane dell'attenzione verso i più disagiati, quelli che hanno fame e che non potrebbero mai permettersi di acquistare i costosi ed esclusivi prodotti curati e promossi da Farinetti e soci?
Ora che la “cucina povera” è diventato quasi un brand, esiste ancora una cucina dei poveri?
Eppure c'è ancora chi si occupa di cucina e alimentazione non solo come gastronomia di elite ma principalmente come diritto a una vita dignitosa, come soluzione all'indigenza. Al di fuori di ogni assistenzialismo di stampo confessionale.
MEGLIO LIBRI organizza un incontro nell'ambito della rassegna FUORI MERCATO e ne discute assieme ad alcuni ospiti.
Matteo Hu, uno degli animatori dell'unica iniziativa milanese di Food Not Bombs, durata qualche anno presso il centro sociale Micene. Si tratta di un movimento nato negli Stati Uniti 22 anni fa con un obbiettivo semplice: combattere il paradosso della povertà nei paesi ricchi recuperando "sul campo" gli sprechi dell´industria alimentare e cucinando pasti, rigorosamente vegetariani, per strada e nei parchi pubblici, per chi ha il problema quotidiano della fame
Cornelia Pelletta, della Cena dell’Amicizia. Fondata a Milano nel maggio 1968, è diventata negli anni un'associazione con tanto di centro diurno e notturno, ma soprattutto con l'appuntamento fisso della cena del martedì dove una trentina di volontari accolgono una quarantina di ospiti per un pasto conviviale. Le risorse arrivano dagli avanzi delle mense scolastiche e da collette tra i volontari con acquisti mirati.
Ma si parlerà anche di cuicina in carcere, ci saranno letture da libri e altro ancora.
Per capire se, quando il popolo “chiederà il pane”, gli verranno servite le brioche (seppure bio, vegan, filiera corta, etc.).
Ingresso Libero con Tessera Arci