INSERITO ALL'INTERNO DEL PROGRAMMA DELLA FESTA DI MEZZ'ESTATE in BOVISA!!!
SABATO 16 / h 20.30
DOMENICA 17 / h 17.00
“Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa”
Tratto da LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti - ed. Einaudi (Romanzo vincitore del Premio Strega 2017)
Drammaturgia adattamento teatrale Francesca Sangalli
Regia Marta M. Marangoni
e con la performer Alice Bossi
voce fuori campo Arianna Scommegna
musiche Fabio Wolf
Installazioni sonore Dario Buccino
Consulenza drammaturgica Diego Vincenti
Consulenza scenografica Marco Teatro
Assistente alla regia Ida Treggiari
organizzazione Dianora Zacchè
prodotto da Minima Theatralia con il contributo di Fondazione Cariplo
“Fin dalla sua genesi, Le otto montagne è stato un caso letterario, come ha dimostrato l'appassionata competizione tra le case editrici interessate a pubblicarlo in tutto il mondo: il romanzo infatti è stato tradotto in oltre 30 paesi. Anche la critica ha accolto calorosamente il libro: un classico, quasi un meteorite di altri tempi dentro un universo a volte in fuga dai grandi temi." (Maurizio Crosetti - Repubblica)
“Le otto montagne racconta la storia di Pietro, un ragazzino di città solitario e un po' scontroso, del suo rapporto con i genitori, con il suo amico Bruno e, soprattutto, con la montagna. La montagna, nella sua scarna bellezza, dura e selvaggia, segna l'anima per sempre. Diventa una categoria dello spirito e, anche quando la si lascia in cerca di un altrove più conveniente, non ci si può mai staccare veramente da essa. Basta un suono, un profumo, e si è risucchiati. È questo che capita ai personaggi del romanzo, che non riescono a farne a meno, e vanno e ritornano, senza mai lasciarla veramente. È una storia di padri e figli, di abbandono della civiltà, di libertà della vita selvatica.” (Paolo Cognetti).
NOTE DI REGIA:
Un uomo che racconta. Un altro uomo seduto di spalle, immobile come una montagna a cui tornare per ritrovarsi, dopo lo smarrimento del viaggio nel mondo. Intorno a queste due figure si muove una danzatrice. Irrompe un rumore metallico: in scena una lastra di lamiera rievoca lo scrosciare dell’acqua, poi si fa ghiaccio, tuono e tempesta. La parola narrata si intreccia musicalmente al rimbombo dell’acciaio e al suono del pianoforte in un fluire continuo. Lo spettatore si troverà davanti ad un allestimento che fa tesoro delle esperienze legate all'installazione, evocando piani simbolici e procedendo per astrazioni. La luce ha un impatto importante nella scenografia, dato che è anch'essa molto presente nella tessitura del romanzo. Acqua, ghiaccio e sassi sono rappresentati in scena da fonti luminose modellabili: manipolare il ghiaccio, cristallizzatore di momenti e sentimenti, e con esso costruire una casa, seguendo un sentiero di luce fredda e calda che si fa corpo e spazio. I fili luminosi di un pensiero da esplorare diventano una mappa della vita che scorre come un ruscello di montagna. (Marta M. Marangoni)