A quarant’anni dalla prima edizione italiana, Elèuthera ripubblica un classico dell’antropologia economica.
Un’opera preziosa, per molti anni introvabile, che ha contribuito a smascherare consolidati pregiudizi sulla vita quotidiana nelle società preistoriche, frutto di un’applicazione aprioristica di categorie concettuali nate per spiegare il funzionamento delle economie di mercato occidentali.
Attribuendo ai cacciatori-raccoglitori istinti, bisogni e desideri borghesi si è finiti per descriverli come esseri disperati, alla continua ricerca di cibo, condannati a una vita di miseria e insoddisfazione.
Marshall Sahlins, antropologo e attivista libertario, ci mostra una realtà profondamente diversa, in cui i bisogni fondamentali sono pienamente soddisfatti, le ore dedicate al lavoro sono poche e ritmi sono decisamente lenti. Quelle primitive, per Sahlins, sono “società dell’abbondanza", che hanno scelto di riprodursi contenendo i bisogni, adattandosi all’ambiente e rinunciando all’accumulazione di risorse.
Un libro complesso, oggetto di un lungo dibattito accademico, che può aiutarci a riflettere sulle conseguenze sociali e ambientali della ricerca della crescita infinita, anche attraverso il confronto tra la nostra quotidianità di cittadini di società opulente e quella degli uomini e delle donne della “originaria società opulenta” descritta da Sahlins.
Ne parlano Marco Faillo, docente di economia all'Università di Trento, e Marco Baioni, archeologo preistorico e direttore del Museo Civico Archeologico della Valsabbia. Con Andrea Perin
Marshall Sahlins, L’economia dell’età della pietra, a cura di Roberto Marchionatti, Eléuthera, Milano 2020, 456 pp., 25 €
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