Cosa può nascere dalla barbarica unione tra voci impastate dalle notti insonni, chitarre scordate, tastierine giocattolo e mal di vivere post-adolescenziale? Se a dosare il tutto è una mente sensibile e distorta con una spiccata vena poetica, il caos può partorire una creatura bella come L’Officina Della Camomilla. Di cosa stiamo parlando? Difficile definirlo. L’immagine della copertina del primo EP del gruppo dice più di mille parole. Il malessere esistenziale viene rigurgitato in un flusso caleidoscopico, lontano dalla rabbia giovane e cieca, generando un folkitsch che trascina con sé Piero Ciampi e gli MGMT, Dente e Dino Fumaretto, prendeVasco Brondi e lo immerge in una sostanza caramellosa e malsana.
Ad aprirgli la serata i Motel 20099, band lombarda tra accelerazioni rock, liriche taglienti e pura strafottenza: un sussidiario della vita metropolitana che racconta i moderni giorni che stiamo vivendo. Un manifesto programmatico della vita metropolitana, della periferia che non convince ma vince, del senso di vuoto che porta i giovani a cercare qualcosa di meglio lì fuori.
Il loro ultimo disco, “Mono” (Tomobiki/Mono Dischi; Distribuzione Venus) targato 2011, è una ventata di vitalità che ci voleva, un disco che si pone con una autorevolezza nel panorama del rock in italiano senza fronzoli e ricercatezze. Una band con una futura via d’uscita dall’underground.
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