Eccoci al secondo appuntamento della rassegna 'Il mattino ha l'oro in bocca', promossa da La Scighera e L'Associazione Nuova Armenia, grazie al sostegno di Gina Films.
“Per un figlio”, di S.D. Katugampala, 2017, 75’, Gina Films
Provincia di una città del nord Italia.
Sunita, una donna srilankese di mezz’età, divide le sue giornate tra il lavoro di badante e un figlio adolescente. Fra loro regna un silenzio pieno di tensioni. È una relazione segnata da molti conflitti. Essendo cresciuto in Italia, il figlio vive un'ibridazione culturale difficile da capire per la madre, impegnata a lottare per vivere in un paese al quale non vuole appartenere.
COME NASCE IL FILM
Molte donne srilankesi lasciano la famiglia e i figli per andare all’estero. I primi flussi migratori dallo Sri Lanka verso l’Europa sono avvenuti intorno agli anni 70, verso Italia all’inizio degli anni 90. Da allora sono passati molti anni. Parole come colf, badante, immigrazione, integrazione, razzismo ci hanno accompagnati in questo tempo. Chi parte dal proprio paese di origine affronta uno sradicamento socio-culturale ma si trova anche davanti alla possibilità di un altro radicamento. La presenza di donne e uomini cingalesi, portatori di culture e stili di vita diversi da quelli italiani, ha dato vita a monasteri buddhisti cingalesi e luoghi di pratiche religiose e culturali per non dimenticare le origini e per renderle visibili nel nuovo contesto di vita. E intanto nascono i figli o i figli si ricongiungono alle madri, come capita a Sunita. I figli crescono in un paese che iniziano a sentire loro mentre i genitori lo vivono come un luogo, solo e per sempre, di passaggio. Sunita non vuole mettere radici in Italia. È diversa dalle altre madri, parla appena l’italiano, forse non vuole impararlo. Non è ignoranza, piuttosto il rifiuto di appartenere ad un occidente che lei considera senza valori.
Da qui nasce “Per un figlio”.