A quasi 6 anni dalla scomparsa la Scighera proietta due film per omaggiare un uomo riconosciuto persino dal The Gardian: "Il coraggio di Leggio sembrava invincibile confrontandosi con la polizia e fascisti, giudici in tribunale partiti e burocrati. E' morto nello stesso ospedale dal quale scappò nel 1945, sepolto con l'ultimo numero di Sicilia Libertaria arrotolata sotto il suo braccio" “Stasera vado e corro con il vento per aprire le porte della storia. Stasera voglio dare per un momento vita al passato e alla memoria” canta la Balistreri, e nelle sue parole c’è forse il senso di questo lavoro: Pino Bertelli, dando vita alla memoria, compone un film sulla Storia, con al centro Franco Leggio, la sua etica e politica proletaria, da militante e anarchico.
Franco Leggio un anarchico di Ragusa ( Pino Bertelli; 2007, 42' 2007)
Non è un documentario, una ricostruzione biografica della vita di Franco Leggio, ma un omaggio ad un uomo e alle sue battaglie per un mondo migliore, all’Utopia che ha così a lungo saputo coltivare e spargere ai quattro venti. “Franco Leggio, un anarchico di Ragusa” si apre con la voce di Rosa Balistreri. La luna è coperta da nuvole e altre ancora – scure, improvvise, gravide di eventi, cariche di speranze – corrono veloci sulle pietre di Ibla e le strade di Ragusa.
Chi ha paura di una buona idea. (Antonella Grieco e Lorenzo Giuggioli - 2007, 36’)
Le incisioni di Goya, la folla che calca le strade, le mani che battono all’unisono nell’aula del parlamento e poi madonne e poliziotti in un vorticoso magma d’immagini. Un incubo visionario che scuote un personaggio qualunque: categorie, associazioni, organismi lobby di potere si addensano nella mente che finalmente si libera. Ne scaturisce una riflessione sull’importanza di porsi agire servendosi di un’intelligenza vigile da sostituire ai dogmi che l’autorità ci fornisce per semplificarci la vita e lasciarci il tempo di morire sul divano davanti al televisore. Una lezione sull’anarchia, fuori da ogni ideologia. Una riflessione condotta da trentenni che cercano un confronto con chi una simile battaglia l’ha sostenuta per quasi un secolo: Arturo Schwartz, classe 1924, un uomo colto, disponibile, ironico, profondamente anarchico, ebreo. In un attimo si rompe la rigidità del dispositivo cinematografico, pronto a svelare l’intera troupe che si ritrova coinvolta nella discussione con un intellettuale conosciuto soprattutto per la sua attività di gallerista, collezionista e scrittore di saggi e poesie, ma che svela la sua passione: l’anarchia.
Ingresso con tessera Arci