Cose del Genere è la rassegna che la Scighera dedica a "nuovi femminismi, identità nomadi, visioni queer". Si tratta di una rassegna "mista" in cui ospiteremo presentazioni di libri con autrici/ori e traduttrici/ori, ma anche spettacoli teatrali e serate in cui il pubblico sarà chiamato a interagire e confrontarsi.
Il nostro è un progetto culturale che fa riferimento al pensiero anarchico e libertario, e questo è il taglio più o meno esplicito che vogliamo dare alla rassegna: se abbiamo il desiderio di parlare di questi temi è soprattutto perché ne vediamo il forte potenziale libertario, di critica ad ogni forma di oppressione e dominio.
Talvolta quando si parla di femminismo si sente ancora dire: “Ah, ora vorrebbero mettersi a comandare le donne!”, una frase che nella sua triste banalità fa quasi sorridere noi libertari, come se l'ipotesi di collaborare per progettare insieme una società senza gerarchie e senza binarismi non possa nemmeno essere presa in considerazione! Ecco, il senso di questa rassegna per noi è questo, e da questa ipotesi vorremmo partire.
Il femminismo è, sin dai suoi esordi, un movimento che mira a ottenere l’equità. Se inizialmente l’accento era posto sul dominio di un genere, quello maschile, su un altro genere, quello femminile, il femminismo o per meglio dire i femminismi di oggi si dichiarano intersezionali, proprio perché tutte le lotte sono tra loro correlate. Non è una forma specifica di prevaricazione a essere criticata, ma è il concetto stesso di gerarchia, di binarismo, di dominio di esseri umani su altri esseri umani (o sugli animali, o sullo stesso pianeta) che si vuole superare. Si tratta quindi di un movimento fortemente includente che, anzi, per risultare efficace richiede la partecipazione di tutt*.
Insomma, il femminismo non è “roba da donne”, come il termine stesso o gli stereotipi abituali potrebbero far credere!
“Il femminismo è una rivoluzione, non una riorganizzazione delle indicazioni di marketing, non una vaga promozione della fellatio o dello scambismo, non si tratta soltanto di migliorare gli stipendi integrativi. Il femminismo è un’avventura collettiva, per le donne, per gli uomini e per gli altri. Una visione del mondo, una scelta. Non si tratta di opporre i piccoli vantaggi delle donne alle piccole conquiste degli uomini, ma di far saltare tutto per aria.”
Virginie Despentes, King Kong Theory
Siamo profondamente convint* che tutti quanti avremmo da guadagnare nell’uscire dal modello del patriarcato, come sostenteva Virginie Despentes già nel 2006 nel suo saggio King Kong Theory: “La virilità tradizionale è altrettanto mutilatrice e castrante dell’obbligo alla femminilità”. Insomma, se è facile immaginare che il modello pensato per le donne, “l’angelo del focolare”, sia poco desiderabile per la maggior parte del genere femminile, non dobbiamo nemmeno dare per scontato che il modello di virilità dominante, di uomo leader, che non sbaglia mai, che non mostra mai le proprie fragilità, sia un modello così facile o piacevole o desiderabile da incarnare per tutti gli uomini.
La maggior parte di ciò che viene progettato e prodotto oggi, dagli spazi pubblici ai prodotti culturali, dalle auto ai medicinali, è progettato prendendo come “neutro” l’uomo. Ma questa promessa del patriarcato di mettere al centro l’uomo e di dare all’uomo la facoltà di scoprire e dare un senso al mondo, è una promessa in realtà assai disattesa, o mantenuta solo per una percentuale molto esigua di uomini. Se è vero che il neutro della nostra società è l’uomo bianco, né troppo giovane né troppo vecchio, cisgender ed etero, senza alcuna invalidità e di buona classe sociale, allora tutto il resto è una variante più o meno difettosa del modello base. Ci sembra che i tempi siano maturi per uscire da questo paradigma, ci sembra un buon momento per scendere tutti dal treno della competitività e della performance e ripensare una società basata sulla collaborazione e sulla cura.
bell hooks, scrittrice e attivista femminista americana, ci dice che l’essere marginale non è più da considerarsi negativo perché la marginalità è “il luogo di radicale possibilità”. È a partire dalle nostre posizioni ai margini del sistema che possiamo attivare le nostre capacità inventive e trasformative. Siamo felici di poter parlare di questi temi perché sentiamo che è il momento giusto per costruire alternative.
“Il femminismo è una politica di gioiosa affermazione di contro-discorsi che incoraggia la produzione di affetti e desideri alternativi. L’etica affermativa non può che basarsi sulla gioia, perché, come sostiene Spinoza, la tristezza è al servizio del potere.”
Jennifer Guerra, Il capitale amoroso
Ci piace chiudere con questo riferimento alla gioia e alla fantasia creativa, che ci sembrano due doti stupende che possiede il movimento femminista attuale. Gioia e invenzione. Anche noi nel nostro piccolo cercheremo in questi incontri di non perdere mai l’allegria, l’ironia, l’ottimismo: criticando ciò che non va, ma immaginando anche soluzioni concrete per migliorare l'esistente.
vai alla bibliografia