Morire di classe - clicca qui per visualizzare la galleria di immagini e qui per ascoltare la presentazione con l'autore.
“Alla fine di questo processo di disumanizzazione, il paziente che era stato affidato all’istituto psichiatrico perché lo curasse, non esiste più: inglobato e incorporato nelle regole che lo determinano. È un caso chiuso. Etichettato in maniera irreversibile, non potrà più cancellare il segno che lo ha definito come quelcosa al di là dell’umano, senza possibilità d’appello.”
(da “Morire di classe”)
Quarant’anni ci separano dalla prima edizione di “Morire di classe” (a c. di F. e F. Basaglia, fotografie di C. Cerati e G. Berengo Gardin), un reportage che scrisse una pagina decisiva nella creazione di un movimento di opinione che avrebbe dato un contributo fondamentale all’approvazione, dieci anni più tardi, della legge 180/78, più nota come legge Basaglia.
Sono qui esposte alcune immagini originali di Gianni Berengo Gardin, che, all’epoca, accolse l’invito di Carla Cerati a intraprendere un viaggio fotografico all’interno dei manicomi, con l’obiettivo dichiarato di denunciare le condizioni disumane dei pazienti degli istituti psichiatrici del nostro paese.
Sono fotografie che hanno la forza di un documento storico e che, sul finire degli anni ’60, hanno mostrato all’Italia una realtà scandalosa, una vergogna che molti avrebbero preferito ignorare. Ma sono anche immagini che, ancora oggi, conservano intatti la loro carica emotiva e il loro sguardo intimo e acuto sulla “diversità”.