Populismo è probabilmente il termine più ricorrente nel dibattito politico contemporaneo.
Per molti è un'offesa sanguinosa, strettamente legata alla conquista del potere attraverso la demagogia, cui si aggiungono accuse di un uso spregiudicato dei mass-media e di rifiuto del multiculturalismo.
Per altri è una rivendicazione orgogliosa di autenticità e di sintonia diretta con il popolo, aggregato omogeneo depositario di valori positivi, insieme al disprezzo e al rifiuto verso le élite tecno-burocratiche e finanziarie nonché culturali-intellettuali.
Populisti sono stati definiti Trump e i partiti vincenti in Polonia e in Ungheria, ma l'accusa ha toccato anche movimenti come gli Indignados, Occupy o la Nuit Debout. In Italia, oltre all'ormai storico movimento dell'Uomo Qualunque, sono stati definiti populisti Forza Italia ma anche i 5Stelle e la Lega di Salvini.
Difficile chiuderlo in una definizione, perché il Populismo oggi appare come un fenomeno articolato espressione del disagio sociale ma anche forma di governo
È il principale fattore di un cambiamento dell’impianto democratico liberale? Oppure è l’effetto più evidente della sua destrutturazione?
Dove iniziano le conseguenze e dove le cause? Quali possono essere gli spazi politici per intervenire?
Ne parliamo stasera per la Pianta Anarchica con Loris Caruso, ricercatore all’Istituto di Scienze Umane e Sociali della Scuola Normale di Pisa e co-autore del recente volume N. Bertuzzi, C. Caciagli, L. Caruso (a cura di), Popolo chi? Classi popolari, periferie e politica in Italia, Milano 2019, ed. Ediesse.
Accanto a lui Daniele Ratti, dell'Ateneo Libertario di Milano, indagherà peronismo argentino e rapporti con Bergolgio e la Chiesa "del pueblo". Per la Scighera Andrea Perin.
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