Oltre il De André noto al mondo c’era un autore scomodo, schivo, solitario e anarchico.
Uno che non amava esibirsi in pubblico perché diceva di non avere una faccia adatta alle sue canzoni.
Frugando fra le sue carte e rileggendo appunti e interviste ne abbiamo ricostruito la poetica. Volendo restituire il mito a una dimensione umana, abbiamo indagato il suo rapporto con la religione, l’amore, l’amicizia e con la vita e la morte. Abbiamo ripreso le sue canzoni riducendole al cuore nudo di testo e melodia, lasciando emergere la potenza del canto e la chiarezza delle parole per quello che sono: il grido di un uomo che, per la vita, ha cercato il proprio riscatto nel dare con le sue canzoni a ogni uomo la dignità perduta. Nei tratti, abbiamo cercato di ricostruire il volto meno noto di Faber, quello più intimo.
Immuni alle accuse di presunzione, ché le fotografie rendono un unico punto di vista, speriamo solo che lui ci perdoni la nostra poca discrezione.
Uno spettacolo suonato, cantato e narrato di e con
Gaetano Ievolella - voce narrante
Guglielmo Nigro - voce, piano elettrico, djembè, fisarmonica
Stefano Chiodini - sax soprano, flauto traverso