L’uomo può tradire perché, in fondo, “tradisce a metà”. Se invece è lei a suscitare anche solo il sospetto, perfino la mano “dove prima tu brillavi” può trasformarsi in un pugno chiuso.
Lui può pretenderla (“È inutile che dici di no”) mentre lei, se lo lascia, deve attendersi reazioni ai limiti dello stalking (“Ti seguo, ti curo, non mollo, lo giuro, perché sono nel giusto perché io ti amo”).
Certo, sono solo canzonette. Ma “Il maschilismo orecchiabile – mezzo secolo di sessismo nella musica leggera italiana” ci spiega che «proprio per il loro essere “leggere” o “pop”, popolari, e quindi ampiamente diffuse e trasversali, esse riescono a offrire un’idea di massima del “sentimento medio” della popolazione». Con un tono ironico e leggero, Riccardo Burgazzi compie un’indagine sul modo in cui la cultura di massa riesce a far emergere l’impalcatura delle nostre strutture sociali. Le canzoni - come spiega Carlotta Cossutta nell’introduzione - «naturalizzano e rendono orecchiabili dei rapporti di potere che sono il risultato di forme di violenza e che allo stesso tempo le riproducono».
Quello di stasera è il primo incontro di "Cose del Genere", la rassegna che la Scighera dedica a nuovi femminismi, identità nomadi, visioni queer. Abbiamo voluto iniziare con questa serata per divertirci a individuare gli stereotipi di genere nella musica leggera, nei classici della letteratura, nel cinema blockbuster; non certo per colpevolizzare, ma per essere tutt* più consapevoli, e quindi più liber*, nelle nostre relazioni e nel nostro agire quotidiano.
Riccardo Burgazzi, Il maschilismo orecchiabile, Prospero Editore, 2021
Riccardo Burgazzi, filologo, classe 1988, oltre che autore è anche direttore di Prospero Editore, casa editrice che ha recentemente aperto a Dergano la sua nuova sede e la sua prima libreria.
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