Kaius
Pantopia “παντοπία”
Il neologismo greco Pantopia παντοπία nasce dalla volontà politico-comunicativo-fumettoxica di ampliare e rendere tangibile il principio-speranza dell'utopia.
“U-topia” significa “luogo che (ancora) non c'è”, mentre il prefisso “pan” (che allude, nell'immaginario della matrice greca, alla dimensione della totalità) si riferisce alla necessità di concretizzare in ogni luogo che sia di vita, di lavoro, di relazione, di scontro, di liberazione, di sofferenza, di gioia e, perché no, di carta, la testimonianza dell'alternativa nel pensiero e nell'azione.
Il fumetto costituisce uno stilema comunicativo efficacissimo in tal senso, perchè all'evocazione del segno e del colore accompagna la poesia o la puntualità della parola.
Per questo, le seguenti schegge di delirio di Kaius mirano, nel loro piccolo, alla ristrutturazione di un immaginario libero e libertario: alludono alla desertificazione del presente al fine di distillare gli sforzi per uscirne.
Riaffilare le armi della critica, la poesia della rabbia, la gioia della rivolta...perché, si sa, la Rivoluzione non è un pranzo di gala!
La mostra comprende alcune illustrazioni tematiche e brevi storie a fumetti realizzate con tecnica mista su cartoncino.
Biografia
Andrea Iomini, detto Kaius, nasce a Milano il 7 maggio 1970, cresciuto a Castano Primo , frequenta il liceo classico “Crespi” di Busto Arsizio, e consegue la maturità classica presso il Liceo “Parini” di Milano. Successivamente frequenta la facoltà di filosofia dell'Università Statale e scopre anche una grande passione per il disegno, si iscrive così al corso di illustrazione e fumetto presso la scuola del Castello ed inizia, da autodidatta, a mettere in opera murales a pennello. Reiscrittosi presso l'Università degli Studi di Parma, nel 1999 si laurea e inizia a lavorare come docente negli istituti superiori di Milano e provincia.
La sua attività grafico-pittorico-fumettistica non si interrompe, diverse sono le sue collaborazioni con gruppi e collettivi, band musicali e artisti, fanzine e riviste, sia nella metropoli che in provincia.
Oggi, precariamente occupato come docente nell'hinterland, seppur costretto dalla miseria dell'esistente a considerare esotiche prospettive di fuga, continua caparbiamente a sopravvivere, lavorare e disegnare a Milano.