Sopravvivere a un terremoto vuol dire che se qualcuno ti porta, dal mondo normale, una bottiglia di vino per tirarti un po' su, tu non hai il cavatappi per aprirla; vuol dire che i tuoi due biglietti del concerto di springsteen sono rimasti nel cassetto della scrivania e in casa senza pompieri non ci puoi rientrare; vuol dire che ti accorgi che di notte all'Aquila fa davvero un freddo cane e che se piove e stai in una tenda ti ritrovi tutto blu, uguale uguale al colore del “tetto” che hai sulla testa;
vuol dire che l'appello di inizio maggio dell'esame di economia che avevi quasi pronto è stato spostato e chissà dove lo farai e quando; vuol dire che per settimane (forse mesi ma ancora non ci siamo arrivati) il solo e unico pensiero è per quella tua città fantasma, deserta, congelata alle 3.32 di lunedì 7 aprile, il momento della scossa.
Anche guardare un terremoto da vicino, conoscendo le persone che ci vivono in mezzo, permette di capire un po' di più cosa vuol dire.
Ad alcuni di noi è capitato. E abbiamo pensato, di fronte a tanta gente che chiedeva “come posso dare una mano?”, che il modo migliore fosse provare a portare un po' dell'Aquila in Scighera. Per conoscere, capire e decidere come aiutare.
Lo facciamo con un radiospettacolo condotto da Silvia Giacomini e Nello Avellani, entrambi inviati di Radio Popolare all'Aquila, i cui protagonisti saranno proprio i ragazzi che da subito si sono mossi per far ripartire la loro città a modo loro e alla faccia di chi di questo terremoto ha fatto un affare politico ed economico.
Ingresso libero con tessera Arci