Anche i cocci hanno un'anima? L'archeologia può essere affrontata come una chiacchiera all'aperitivo senza diventare un “discorso da bar”?
"Viaggi nei Paraggi" organizza Anima e cocci, incontri con un archeologo all'ora dello spritz per parlare ogni volta di una civiltà del passato e soprattutto per soddisfare le proprie curiosità, ponendo tutte quelle domande che a scuola non si aveva il coraggio di chiedere.
Scopriremo così che l'archeologia può essere passione e sentimento, scienza e ricerca, e che quello che si conosce del passato può essere utile a capire il presente.
Il primo appuntamento è dedicato alle palafitte. Avete presente quelle bucoliche abitazioni sull'acqua viste nei viaggi in Oriente? Spostate il tutto su un nebbioso e umido lago del nord Italia (o della Svizzera o dell'Austria), in abitazioni in legno piene di fumo, e avrete un'idea di quello che era un insediamento palafitticolo nell'Età del Bronzo, tra il XVII e il XIII secolo a.C.
Di questi abitati rimane ben poco, come ci racconterà Marco Baioni, direttore del Museo Archeologico di Gavardo, che da anni dirige lo scavo di un insediamento palafitticolo a Lucone di Polpenazze nel bresciano: tanti pali piantati nel fango e tra di loro migliaia di oggetti che gli abitanti “buttavano giù dalla finestra”. Ma gli oggetti sono spesso in legno, rarissimo da conservarsi, e con le nuove tecniche si possono datare i pali con la precisione di pochi anni.
Rimane la domanda fondamentale, che gli archeologi si pongono da quando vennero scoperti i prima campi di pali nell'Ottocento e per la quale non c'è ancora una risposta condivisa: perché vivevano sulle palafitte? Perché hanno smesso?