Dall’essere marginali alla presa di coscienza di venire marginalizzati, fino alla sfida di diventare centrali nel cambiamento sociale.
Nelle pagine di questo libro si parla di periferia, come oggetto e soggetto, come ambiente sociale, come costruzione, come spazio di espulsione e identità, nonché dei processi di periferizzazione nelle città e nel globo.
Si parla anche del centro inteso come centro cittadino geografico, ma anche come centro e spazio di accumulo del potere, in cui attraverso un sistema ramificato e iniquo, vengono mantenute le disuguaglianze e l’ingiustizia sociale.
In particolare, l’autrice si sofferma sull’organizzazione sessista delle città, sul razzismo urbano e istituzionale, analizza gli stereotipi di genere portando in primo piano soggetti spesso silenziati e questioni che difficilmente vengono in mente quando si parla di periferia, come la crisi climatica e l’espulsione degli animali non umani.
Martina Miccichè nasce in Comasina, quartiere alla periferia nord di Milano. Cresce con la testa immersa nei libri e nelle chiacchiere di quartiere. È una scienziata politica, lavora come fotoreporter e scrittrice, si occupa in particolar modo di diseguaglianze, crisi climatica e crisi umanitarie. Tra le altre cose si occupa di teoria critica della digitalizzazione dei processi sociali e politici e ha per questo elaborato la definizione di «classismo digitale». Tiene conferenze in tutta Italia, trattando principalmente di iniquità sistemiche, offrendo un approccio intersezionale e antispecista. La sua voce, il suo lavoro e il suo attivismo cercano di ispirare un cambiamento significativo, duraturo e radicale.
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