Aspettate a liquidare questo libro nella categoria “prima infanzia” e “banalità di padre moderno”.
Certo, seppure nella prosa scorrevole e rutilante (con un debole per la retorica) che caratterizza il nostro autore, si tratta in buona parte di un racconto autobiografico tra gioventù (propria) e infanzia (della figlia).
Ma nelle parole del giovane padre (ma non padre giovane) si muovono tutti i dubbi che agitano la coscienza di un sincero libertario di fronte all'orgoglio e alle preoccupazioni di crescere un figlio: il “babbo” è comunque la prima figura autoritaria che incontra ogni bambino, anche se costui è un anarchico che rivendica la libertà da sempre? La famiglia è sempre quell'organismo soffocante da cui fuggire, anche quando è costruita nel rifiuto degli schemi borghesi e cattolici?
Si possono trasmettere i valori libertari partendo dall'oggettivo ruolo di potere del genitore? O bisogna accettare che il proprio figlio si conquisti la sua libertà, lottando e disprezzando l'autorità paterna e materna?
Insomma, come scrive Anna nella prefazione: “Il bravo rivoluzionario e il buon padre possono essere la stessa persona?”.
In subordine qaltre domande che si affastellano nella mente: Bakunin li cambiava i pannolini? Kropotkin preparava la colazione ai figli?
Serata organizzata da MeglioLibri, ovviamente sarà presente l'autore.
Dino Taddei
BABY BLOCK
Milano 2015, Edizioni Zero in Condotta
Pag. 85, euro 10